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La UE, attraverso lo staff del suo Blockchain Observatory and Forum, ha da poco reso noto un rapporto incentrato sulle applicazioni nel comparto energetico della tecnologia blockchain.
Si tratta di un documento lungo più di 50 pagine, e rappresenta il primo rapporto tematico di una serie che ne comprenderà anche altri, tutti messi a punto dal nuovo staff che conduce l’osservatorio.
Lo scopo primario è quello di far conoscere gli sviluppi e gli aggiornamenti più recenti del mondo blockchain nella UE, per approfondire una riflessione sui trend del momento: anche per verificare il futuro, sia a livello europeo che a livello mondiale, della blockchain.
Lo staff che ha messo a punto il report mette in evidenza il mutamento molto rapido che contraddistingue il panorama energetico mondiale, con l’emersione di tecnologie nuove che diventeranno sempre più importanti in tale comparto industriale.
Identificata con il nome di Digital Green Shift, la transizione energetica si fonda sulla democratizzazione, sulla digitalizzazione, sul decentramento, sulla decarbonizzazione e sulla deregolamentazione.
In questo contesto, le DLT sono ritenute delle tecnologie fondamentali a potenziale elevato, capaci di rivoluzionare o comunque condizionare diversi ambiti, incluso quello energetico.
Attenzione, però, perché la blockchain e le DLT non sono la stessa cosa.
Infatti le blockchain corrispondono in modo particolare a piattaforme permissionless e decentralizzate; invece non è detto che le DLT siano tali.
Quel che è certo è che il decentramento e la digitalizzazione sono due elementi di fondamentale importanza del Digital Green Shift, e mettono a disposizione occasioni interessanti per i mercati energetici e i sistemi futuri.
In base al rapporto, questo dovrebbe presupporre la messa a punto di standard nuovi che tengano conto anche dell’impiego delle DLT.
Più nello specifico, si identifica l’IEEE Standards Association P2418.5 Blockchain in Energy Standards Working Group, che è stato creato quattro anni fa al fine di assecondare tali necessità.
Il suo obiettivo è quello di suggerire, mettere a punto e far conoscere un assortimento di procedure di normalizzazione che siano interoperabili, comuni e aperte, così come un modello quadro di esempio per poter sviluppare delle linee guida autonome e complessive in tema di blockchain e DLT che possano essere applicate al comparto energetico.
Di conseguenza, il settore di lavoro sarà questo. Per ciò che concerne le concrete applicazioni delle DLT, invece, gli elementi più significativi sono rappresentati dai sistemi di archiviazione decentralizzati, dagli hub di flessibilità multinodali decentralizzati, dai registri decentralizzati e dalle blockchain, così da permettere l’archiviazione dei dati e rendere possibile l’impiego per mezzo di procedure automatizzate.
Il punto focale di questo tipo di approccio è da individuare nel carattere decentralizzato di tali componenti, grazie a cui i diversi attori possono negoziare gli uni con gli altri anche se il sistema non appartiene a nessuno di loro e senza che vi sia la necessità di basarsi su una fiducia reciproca.
Tale contesto è quello delle blockchain decentralizzate (Ethereum, per esempio) e non delle DLT permissioned e centralizzate.
L’onboarding DER è uno degli usi concreti che sono stati presi in considerazione, come pure il settlement, le attivazioni e la partecipazione ai mercati della flessibilità.
Il rapporto esamina la questione in maniera più approfondita.
Tuttavia il comparto energetico è così variegato e vasto, oltre che tecnico, che sarebbe difficile proporre una sintesi breve.
Sono indicati anche numerosi casi di studio che giungono da operatori del settore.
In sintesi, stiamo parlando di un rapporto alquanto tecnico, pensato appunto per essere fruito dagli operatori del settore.
Esso, però, raccomanda in maniera esplicita che in questa tecnologia la componente più innovativa e importante è rappresentata dalla decentralizzazione, unitamente con la natura della blockchain vera, che è permissionless e trustless.
Fino a poco tempo fa si aveva la sensazione che l’atteggiamento da parte delle istituzioni verso tale tecnologia fosse diversa, se non addirittura il contrario.
Ora, però, pare che anche a livello istituzionale ci sia accorti che la blockchain in mancanza di decentralizzazione non è altro che una modalità di realizzare database caratterizzata da scarsa efficienza.
Ma che cos’è di preciso la blockchain? Essa può essere ritenuta una sottocategoria della famiglia delle tecnologie che rientrano nella Distributed Ledger: in pratica, sistemi il cui funzionamento è regolato da un registro distribuito, il quale può essere letto da vari nodi di una rete e modificato dagli stessi.
I nodi, in mancanza di un ente centrale, devono arrivare a un consenso per fare in modo che le modifiche al registro possano essere validate.
Il modo in cui il consenso viene raggiunto è una delle peculiarità distintive delle varie tecnologie Distributed Ledger, insieme con la struttura del registro.
La blockchain prevede che il registro sia strutturato come una serie di blocchi che comprendono le transazioni, mentre i vari nodi della rete accolgono il consenso e possono essere coinvolti nell’iter di validazione delle transazioni.
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