
Il gioco e vietato ai minori e puo causare dipendenza patologica - Consulta le probabilità di vincita www.adm.gov.it
Continua inarrestabile la De-dollarizzazione nel mondo della finanza, dopo la possibilità del Petrolio e delle materie prime di perdere l’ancoraggio al dollaro statunitense, l’Egitto decide di emettere bond nella valuta cinese, lo Yuan, per un valore di almeno 500 milioni di dollari statunitensi.
Ad affermarlo è il ministro delle finanze egiziano, Mohamed Maait, in un’intervista rilasciata lo scorso lunedì, poi citata da media differenti nel Medio Oriente.
La perdita di autorevolezza del dollaro potrebbe coincidere con uno spostamento geopolitico siderale che vedrebbe le potenze occidentali perdere terreno nei confronti delle nuove ideologie emergenti nel palcoscenico mondiale.
Il consolidarsi della posizione economica cinese e l’incrinarsi dei rapporti diplomatici degli Stati Uniti, dovuti in parte all’esplicito supporto che, insieme all’Europa, gli States stanno dando all’Ucraina; sembrerebbero i motivi principali alla base della decisione del governo egiziano.
Il dollaro come valuta di riferimento per le materie prime ed i tassi di cambio ha radici storiche profonde ed è il frutto di una vera e propria rivoluzione economico-culturale che sta alla base di dei sistemi di cambio valute e materie prime che sono i pilastri dell’economica moderna, ma nulla dura per sempre: questo è un concetto che gli USA devono tenere bene a mente, se non vogliono perdere il ruolo di leadership economica e politica acquisita nell’ultimo secolo.
Se gli USA si trovassero a perdere lo status di valuta di riserva, dovrebbero pagare i debiti in ambito internazionale, una posizione che risulterebbe in un vero e proprio disastro per le casse di Washington.
Una prospettiva del genere avrebbe degli effetti decisivi in ambito geopolitico.
Contrariamente a quanto avveniva in passato, in cui la conquista di una nazione era principalmente legata agli sforzi bellici effettuati dalla stessa, nel mondo moderno difficilmente i sistemi politici si espandono o trovano il consenso comune invadendo altri stati.
Il processo attraverso il quale le nazioni oggi perdono acquisiscono territori passa principalmente da conflitti interni e crisi economiche, talvolta indotte da politiche internazionali messe in campo da stati terzi.
Esempio lampante: la caduta dell’Unione Sovietica provocata da conflitti di natura interna, dovuti principalmente a dissidi di tipo economico nell’amministrazione dei paesi satellite.
In seguito alle politiche economiche fallimentari dei dirigenti sovietici, i sentimenti nazionalistici interni crebbero a tal punto da provocare delle vere e proprie guerre civili che hanno rovesciato il governo vigente, costringendo Gorbaciov a firmare il trattato di scissione dell’URSS.
Uno spostamento così radicale del baricentro economico, dagli USA alla Cina, avrebbe delle conseguenze siderali sui meccanismi che regolano la stabilità economica e politica mondiale.
Per capire l’importanza che il dollaro statunitense ricopre all’interno del panorama economico mondiale, dobbiamo rifarci agli accordi di Bretton Woods del 15 agosto 1971.
In tale data, l’allora presidente degli Stati Uniti d’America Richard M.
Nixon annunciò al congresso l’immediata sospensione della convertibilità del dollaro in oro, seguita a dicembre dello stesso anno dallo Smithsonian Agreement, che vide la fine al tasso fisso di cambio a livello valutario.
Vista l’immensa massa di dollari messa in circolazione dalla sempre crescente economia statunitense, molti portafogli avrebbero perso valore allo svalutarsi improvviso della moneta.
Era la fine di un’era e l’inizio di una nuova in cui il dollaro statunitense assumeva il ruolo di moneta Fiat, non convertibile, ma scambiabile unicamente fin quando l’economia statunitense avesse avuto valore e rispetto in ambito internazionale.
Tale mossa mise a rischio l’integrità del dollaro a livello nazionale, fu allora che Nixon corse ai ripari ed ancorò il prezzo del dollaro al petrolio, stringendo un accordo con la famiglia reale Saud, che in cambio pretese dagli Stati Uniti protezione militare.
La decisione venne in seguito seguita da tutti i paesi produttori di greggio, denominati paesi OPEC, che s’impegnavano a scambiare questo asset in dollari statunitensi, facendo in seguito rafforzare il ruolo del dollaro nel panorama internazionale.
Pertanto, i cambiamenti di rotta dell’ultimo decennio rischiano di destabilizzare economie nazionali e confini politici, visti gli interessi ed il peso dei paesi coinvolti.
Fatto incontrovertibile nel peso dato alle differenti operazioni nazionali in ambito finanziario, la crisi ucraina rischia di trascinare il mondo in una nuova guerra fredda dai risultati incerti.
I poli bipolari che sembrano stringersi attorno a due nuove entità macro-politiche: la Russia e le sue risorse energetiche e le potenze Nato, dove gli interessi filo nazionalistici si intrinsecano a necessità energetiche difficili da ignorare.
La mossa dell’Egitto viene immediatamente vista come una presa di posizione contro il sistema vigente a fronte di uno, che si pensa, possa risultare più conveniente in un’ottica di medio-lungo termine.
D'altronde, che la Cina abbia più simpatie verso la Russia che verso gli Stati Uniti, non è certo una novità: il sistema politico cinese, tranne rari momenti di crisi, ha da sempre guardato all’ex-potenza Sovietica come ad un possibile alleato, sin dai tempi di Mao e della rivoluzione cinese.
Se a questo aggiungiamo le crescenti necessità di carburanti fossili manifestate dalla Cina in seguito alla crescita della propria nazione, il gioco è fatto: la Cina per crescere ha bisogno della Russia.
Come detto da Elon Musk in un’intervista rilasciata due anni fa: “l’economia cinese è destinata a raddoppiare o addirittura triplicare quella statunitense nei prossimi dieci anni” ed i dati gli danno ragione: oggi la Cina è l’economia più prospera del pianeta.
Questo è dovuto a molti fattori: in primis, la crescente domanda di prodotti cinesi, che grazie a prezzi che stracciano la concorrenza, stanno spopolando in tutto il mondo.
Va poi calcolato un numero di cittadini che supera abbondantemente il miliardo che fa di questa nazione la più popolosa al mondo.
Benché le condizioni lavorative in Cina sfiorino la schiavitù, l’abilità dei suoi leader in campo internazionale e la competitività nei prezzi, hanno portato i capi di stato di molti paesi ad adottare un atteggiamento condiscendente verso le politiche interne di questa nazione, del tutto paragonabili ad una dittatura.
Le crescenti tensioni internazionali, le esercitazioni militari congiunte di Cina e Russia porterebbero a pensare alla nascita di un nuovo ordine in aperta contrapposizione ad i principi fondanti delle democrazie occidentali.
L’emissione di 500 milioni in bond legati allo Yuan non è altri che la riprova di un sentimento nuovo che rischia di traghettare gli equilibri finanziari dagli Stati Uniti alla Cina.
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